DOMICILIARITA’ LEGGERA, UN’ALTERNATIVA ALLA SOLITUDINE
Di Andrea Satta
Ormai da alcuni anni il sistema dei servizi per gli anziani
s’interroga sulle possibili nuove soluzioni, adatte alle loro esigenze e alle
ridotte disponibilità economiche del sistema pubblico, ribadendo la necessità
di proseguire nella ricerca di soluzioni alternative ai grandi contenitori come
RSA e case di riposo.
Il nuovo contesto sociale, il perdurare della crisi
economica, la necessità di trovare continuamente nuove risorse in grado di
sopperire ad un sistema di welfare sempre più in affanno, apre la possibilità
di coprogettazione e cogestione di soluzioni alternative alla formula
tradizionale, in linea con la nostra attuale esperienza di Rete, approfondendo
le tematiche della microresidenzialità e della commistione pubblico-privata per
la proposta di modelli alternativi.
Sicuramente ciò che non si può prevedere sono sviluppi
alternativi alle istituzioni tradizionali senza una forte connessione
territoriale, una capacità di progettazione innovativa e una capacità di
fundraising presso il privato.
Risulta evidente come il pubblico e il privato dovrebbero
colloquiare sullo stesso piano, riuscendo così a trovare soluzioni
particolarmente vantaggiose, ma allo stesso tempo rispettose dei bisogni degli
anziani.
La presenza di attori del privato profit che risultano
essere oggi gli interlocutori più interessanti per le operazioni territoriali
di questa portata, è particolarmente complessa di fronte ad un sistema di
finanziamento non ancora in grado di valorizzare gli aspetti economici anche
per le fondazioni bancarie, gli investitori privati o fondazioni di comunità.
Questi soggetti sono interlocutori preferenziali per
rispondere in modo efficace ai bisogni di cura anche per anziani
autosufficienti, per piccole comunità in zone territorialmente svantaggiate e
per soluzioni che possano intercettare il sempre più diffuso e preoccupante
fenomeno dell’assistenza familiare.
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